Autore: Hamelin
Data: 25-12-04 19:53
È l'anno in cui un uomo completamente cieco, nominato direttore della più grande biblioteca argentina, disse
"E' una sublime ironia divina ad avermi dotato di ottocentomila libri e, al tempo stesso, delle tenebre".
Quell'uomo era Jorge Luis Borges.
È superfluo tentare di descrivere che cosa si trovi nelle sue pagine: ogni sua creazione è un labirinto, ogni evento è il contrario di se stesso e ogni specchio riproduce un altro specchio.
Ed è anche superfluo che io lo ricordi a chi, magari, l'ha letto tempo fa... o che lo consigli a chi non lo conosce: non ha certo bisogno del mio parere per essere unico e irripetibile. Ma non so che cosa farci, più mi addentro nelle sue opere e più si allontana. E questo mi dispiace doppiamente perché capisco che quello che ho scritto nella mia vita proviene dalle stesse regioni, vaga tra gli stessi suoi archetipi. Solamente lui, cieco, riusciva a vedere perfettamente quelle idee, mentre io con i miei undici decimi ho a malapena delle suggestioni da mungere sulla carta.
Pazienza. Però invidio i miei genitori che hanno avuto il privilegio di conoscerlo, più di vent'anni fa, prima che morisse.
Chissà, alla prossima svolta del labirinto...
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